lunedì 20 dicembre 2010

Riflessioni di viaggio (AL)

Quando ero piccolo, i miei genitori mi portavano in vacanza alle 5 Terre. A prendere un po' di aria di mare perche' ero cagionevole di salute. Le 5 Terre erano un posto selvaggio, in cui si arrivava con treni un po' puzzolenti oppure con una strada sterrata sulla quale, se ti succedeva qualcosa, erano guai... dovevi arrangiarti. La gente coltivava i terrazzamenti e ogni contadino - i contadini vivevano di agricoltura - produceva il suo vino. Gli alloggi erano un po' scomodi ma le persone erano ospitali e sincere. Oggi alle 5 Terre trovi turisti di tutto il mondo che si ingozzano di pizza e spaghetti prodotti apposta per loro da ristoratori milanesi, romani e napoletani che fanno affari spennandoli. Ci sono escursioni guidate alle gallerie dismesse della ferrovia, i sentieri che un tempo erano pensati per collegare i paesi ora sono a pagamento e gli alloggi sono carissimi e di lusso. Di vino ne e' rimasto uno solo: il famoso DOC chiamato "Sciachetra' '". Cos'e' successo? Semplicemente e' arrivato il "turismo industriale". Come dice Marco Paolini, il turismo e' una "industria pesante". Cambia i luoghi omogenizzandoli, modifica le occupazioni delle persone standardizzandole e alla fine la sensazione - che tu sia a Venezia o in Sud Africa - e' quella di essere in un mondo un po' finto che altri hanno preparato per te, per la tua comodita', anzi perche' tu ti possa "rigenerarare" dalle fatiche alienanti della quotidianita'. Cosi' non rimane che pensare a come era Venezia ai tempi di Marco Polo, le 5 Terre ai tempi dei contadini o le Eolie ai tempi dei marinai, oppure la Patagonia ai tempi di Andreas Madsen.
Probabilmente la gente stara' meglio facendo l'albergatore o il conduttore di autobus, non dico di no. Ma il prezzo che paghiamo per il "progresso" e' la perdita' di "diversita' etno-antropologica" per cui della tipicita' di un luogo rimane solo qualche piatto tipico, fatto per per attrarre il turista che vuole qualcosa di nuovo, se non inventato appositamente per lui (come qui in Patagonia, la marmellata di Calafate...).

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