Sveglia alle 6, le torri sono praticamente senza una nuvola, ma noi dobbiamo "levare le tende". Alla partenza non c'e' molto vento, ma la cosa non dura molto, dopo i primi chilometri siamo investiti dalle alcune raffiche che ci fanno perdere spesso l'equilibrio e quando arrivano frontali ci costringono a pedalare anche in discesa. Ci si mette anche il fondo che per la giornata sembra essere a base di "calaminas", una serie di buche ravvicinate e tutte uguali: sembra di pedalare su un ondulina. Va avanti cosi tra una buona parola e una cattiva per circa 40 chilometri, poi la strada piega e le cose cambiano: il vento traverso ci rende la vita piu' facile. Riusiciamo cosi' ad apprezzare i "Los Cuernos del Paine" montagne panna e cioccolato con la cima puntuta, che si specchiano nei vari laghi del parco e sulla destra scorgiamo anche il bagliore della lingua di ghiaccio del Glaciar Gray.
Usciamo dal parco con un lungo rettilineo piano con forte vento laterale che ci costringe a pedalare in piega come le moto da corsa. Poi un interminabile serie di saliscendi in strette vallecole circondate da boschi di faggi australi. Giungiamo alla Cueva del Mylodon, ma ci fermiamo solo il tempo di fare acqua, il cielo e' plumbeo e promette pioggia, percorriamo gli ultimi 20 chilometri di sterrato, dopo i quali ci aspettano finalmente 16 chilometri di asfalto che ci portano a destinazione Puerto Natales intorno alle 19:30.
Alla sera scorpacciata di carne alla "Picada de Carlitos" si spende poco e razioni abbondanti!
Alcuni dati tecnici di quella che al momento e' stata la tappa piu' dura: 134 i chilometri coperti in 9 ore e 7 minuti, 2220 i metri di dislivello, 40 i chilometri con forte vento contrario.
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