martedì 21 dicembre 2010

Patagonia I love you

Qualcuno ci fa notare che ci lamentiamo sempre come due zitelle inglesi... E' vero, forse questo e' dovuto al fatto che quando torni in un posto dopo tempo che c'eri gia' stato, tendi a confrontare la prima esperienza con la seconda e a rilevare i cambiamenti. I cambiamenti che ci sono stati qui non ci piacciono. Ciononostante questo viaggio e' stato una esperienza meravigliosa (e un privilegio): quando stai pedalando al massimo dello sforzo nonostante il dolore alle gambe e la stanchezza, le mani ti si intorpidiscono dal freddo, sulla faccia scorrono le gocce della pioggia mista al fango che si alza dalla strada fradicia, i denti digrignati nello sforzo, i piedi ghiacciati che pero' continuano a spingere e la testa che pensa solo ad arrivare, se in quei momenti cio' che ti scorre davanti, boschi, laghi, valli, fiumi, fiordi, cime innevate, animali, ti ricompensa, allora significa che sei nel posto giusto e stai facendo quello che volevi fare. E per noi e' stato cosi'. La meraviglia dei paesaggi in cui siamo passati e la consapevolezza della probabile irripetibilita' di quello che stavamo facendo ci ha ricompensato di tutta la fatica e ha aumentato in noi l'amore per questa terra selvaggia. Ed e' questo amore per la Patagonia che ci fa notare come siano cambiate le persone che la abitano: una volta sincere e ospitali, ora dedite - e neppure tanto velatamente - al loro interesse.         

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