lunedì 29 novembre 2010

A Cochrane con un Cocker

La giornata e' fantastica dopo che ha piovuto "a seci roersi" tutta la notte. Non facciamo in tempo a finire la colazione ed ecco la sorpresa: ci batte alla finestra Andi, il tedesco sgangherato! Ha dormito in tenda durante il diluvio (era senza acqua ma aveva un litro di petrolio! Boh!) e gira con un rotolo di alluminio da cucina su un piede perche' un cane gli ha rubato un soprascarpa! L'incubo si e' avverato: i parassitati saremo noi! Tappa breve, solo 50 km ma ondulata come non mai, tanto che copriamo il dislivello che in genere troviamo in tappe lunghe il doppio. Appena fuori dal paese comincia a seguirci un cocker venuto chissa' da dove. Corre come un disperato ed e' sempre in testa al gruppo! Per questo lo abbiamo soprannominato "Contador", come il ciclista! La strada viaggia a mezza costa e ci permette di apprezzare uno dei paesaggi piu' strordinari visti fino ad ora: il Rio Baker che cambia colore ad ogni confluenza con altri fiumi: dal marrone al blu, al verde e all'azzurro. Alla fine della giornata "Contador" e' ancora con noi: ha percorso 55 km in galoppo, bevendo nelle pozzanghere e mangiando i nostri biscotti. E quando siamo arrivati ha anche conciato per le feste un cane tre volte piu' grande di lui e amoreggiato con una cagnolina nera... una bestia! Alla fine il padrone e' venuto da Pueto Bertrand a riprenderserlo... quando il tedesco sgangherato gia' aveva comprato sacchi di biscotti per cani... Da domani 5 giorni (minimo) "into the wild": nessun alloggio, nessun telefono, niente internet, nella terra dei puma... fino al nostro arrivo sotto sua maesta' il Cerro Torre a El Chalten (previsto per sabato sera - se tutto va bene).       

Porco Bertrand!

La Clotilde ci taglia la colazione e noi facciamo la nostra in strada davanti al Residencial. Poi via fino a Puerto Tranquilo, costeggiando - con una strada impegnativa - il famoso Lago General Carrera il piu' grande del Cile, che sul versante argentno chiamano Lago Buenos Aires. Mangiamo una empanada, facciamo spesa e via, verso Puerto Bertand che ci dicono sia a 60 km. Sulla strada incontriamo un coppia belga in bici, un strampalato francese che gira a piedi dopo aver girato il mondo in bici per 8 anni (di cosa vive?), un fillandese pure a piedi e... un altro Alberto, in bici, italiano di Como, pure zoppo da una gamba! Arriviamo al punto in cui ci aspettiamo di leggere 8 km sul cartello segnavia ed ecco la sorpresa - Porco Bertrand! - c'e' scritto 18! Altri 18 km: subito un muro che sale per 2 km con pendenze che arrivano al 23%, poi un lungo pianoro... nel frattempo il cielo si fa cupo, comincia a farsi tardi e inizia la pioggia... Herve' e' cotto o come dicono qui "asado al palo". Finalmente la discesa e arrivo al paese: deserto! Al Hospedaje Dona Ester non c'e' nessuno ma per fortuna troviamo una cabana e inizia il diluvio...     

Clotilde, la megera del Residencial Patagonia

A Villa Cerro Castillo abbiamo conosciuto Alexis, un "butel" che gestisce un sito archeologico a due chilometri dal paese: il Paredon de las Manos... dove sono visibili le tipiche pitture rupestri della Patagonia, ovvero mani dipinte sulla roccia. Con calma partiamo e ci rechiamo a vedere di cosa si tratta. Niente in confronto con la cappella Sistina della Patagonia, la Cueva de Las Manos - che sta in Argentina -  ma nel complesso merita di essere visto. Partiamo per la tappa alle 11, dopo che abbiamo bevuto il caffe' con Alexis e socio. La tappa e' una delle piu' spettacolari: tempo stupendo, strada in buone condizioni (stiamo parlando di "puro ripio") ma i primi 70 km sono controvento! Quando la strada gira di 90 gradi, ci troviamo con il vento che ci aiuta e portiamo a termine la tappa intorno alle 19, arrivando nelle luci calde del tramonto a Bahia Murta. Ci accoglie freddamente al Residencial Patagonia il marito della Clotilde - una vecchia megera patagonica - che accetta di calare il prezzo del pernottamento. La sorpresa sta nel fatto che calando il prezzo cala anche la quantita' della cena, cosa non gradita da noi ciclisti... Conosciamo anche "Andi", uno sgangherato ciclista tedesco, piu' giovane di noi, anche se ben piu' massiccio, che - mollato dalla morosa - e' partito per due mesi in Patagonia alla ricerca di altri ciclisti da parassitare... Alla sera ci addormentiamo con un concerto di rane gracidanti...     

venerdì 26 novembre 2010

Huemul sulla Cuesta del Diablo

Partiamo non proprio volentieri sapendo che ci aspetta una giornata
dura con previsioni di pioggia per il pomeriggio. Il vento ci da' una
mano e ci spinge da dietro per 40 dei 100 km. Non e' il vento furioso
della Ruta 40 ma e' comunque sostenuto e si sente. La strada comincia
a salire dai 300 ai 600 del primo passo, ai 1000 del secondo. Si
scende a 800, dove ci fermiamo a mangiare i nostri panini. Nel
frattempo il cielo si fa scuro, proseguiamo per alcuni chilometri
contro vento questa volta e ci prepariamo per la pioggia. Intanto la
strada continua a salire con pendenze accettabili fino ai 1120 del
passo "Portezuelo Ibanez" dove abbiamo visto il rarissimo cervo
patagonico, l'Huemul. Discendiamo dalla famosa Cuesta del Diablo, da
dove si apre davanti a noi uno stupendo panorama del Rio Ibanez.
Arriviamo a Villa Cerro Castillo contro vento dove Herve' contratta
efficacemente il prezzo del pernottamento riuscendo a scontare un 10%
ovvero 1 euro! Nel Hospedaje El castillo conosciamo anche Omar, un
ragazzo di Rosario (Argentina) che e' venuto per partecipare ad una
riunione contro un progetto della HydroAysen (controllata ENEL) per la
costruizione di dighe in Patagonia che andrebbero a distruggere
diverse vallate. Gli raccontiamo di cosa e' successo al Vajont e lui
ci ringrazia per le informazioni... Da domani entriamo nella parte
piu' selvaggia e meno battuta della Caretera Longitudianl Austral
Presidente Augusto Pinochet (nome completo della strada) da Villa
Cerro Castillo a Villa O'Higgings. Non sappiamo quando arriveremo alla
fine perche' dipende molto dal tempo e dalla strada. Stiamiamo di dare
notizie comunque entro una settimana.

giovedì 25 novembre 2010

Coyhaique

Il "cazador de ciclistas" e' caduto malato: tonsillite... e ci ha lasciati da soli con il cane che mugolava tutta notte, a dormire su un materasso sfondato che piu' che altro era un'amaca sporca lurida su cui abbiamo "applicato" il nylon da "sotto-tenda" per evitare di prenderci la scabbia!... Dimitri comunque non ha dormito un fico secco... Stamattina siamo partiti alle 8.30, 40 km di su e giu' contro vento con la strada che segue il corso di vari fiumi al fondo di strette vallate con rocce strapiombanti. Poi vento in poppa fino al 75esimo km, salitona e discesona finale con arrivo a Coyhaique. I chilometri si accumulano e per i piu' tecnici alcuni dati: 823 km totali, 9200 m di dislivello complessivo, velocita' media intorno ai 17 km/h, si pedala mediamente per 6 ore al giorno + pause. Infatti le gambe cominciano a farsi sentire e la sensazione e' quella del cemento a presa rapida... Coyhaique e' una grande citta', sede di una base militare molto grande per le cui vie circolano molte persone e molte macchine. Siamo molto indecisi sul da farsi per domani: la tappa ci porterebbe a Villa Cerro Castillo con due passi oltre i 1000 metri (qui siamo a 300) con una distanza di 100 km da percorrere, ma le gambe fanno gia' male stasera... Vediamo domattina...     

mercoledì 24 novembre 2010

El cazador de los ciclistas

Giornata stupenda: la migliore fino ad ora. Sole, caldo, asfalto (solo 20 km di ripio brutto su 60 totali, cosa vuoi di piu' dalla Patagonia?). I paesaggi sono suggestivi e scattiamo molte foto... in particolare de "los carpínteros nigros", i picchi patagonici che scavano i tronchi degli alberi. Nonostante le condizioni favorevoli, le gambe pesano per i due terribili giorni precedenti in cui se ci fossimo fermati, ora non leggereste queste righe. Arriviamo a Villa Manihuales e mentre stiamo per decidere dove alloggiare, veniamo letteralmente abbordati da Jorge, "El cazador". E' un ragazzo della nostra eta' che si e' messo in testa di aprire una casa per ciclisti, dove i ciclisti possono alloggiare gratuitamente! In realta' si tratta di un garage, dove sicuramente in genere dorme il cane, ma ci mette a disposizione la (sua) doccia calda e a noi va bene cosi'... Sul registro degli invitati ci sono un mucchio di ringraziamenti e questo ci fa ben spearare... Sul tavolo ci sono anche un paio di numeri di "Despiertad", il periodico dei Testimoni di Geova... 

Passo Queulat

Da Puyuhuapi a Villa Amengual ci dovrebbero essere circa 50 km (cosi' ci dicono gli operai della strada). Ce la prendiamo con calma, puliamo le bici e partiamo alle 10.30, sotto una pioggia fina. Costeggiamo per un tratto lungo il fiordo, poi la strada piega verso l'interno, entra nel parco nazionale Queulat e al 40ismo chilometro si impenna. Sette chilometri di salita durissima con pendenza che arriva al 19% su uno sterrato difficile che a tratti sembra un torrente perche' la pioggia nel frattempo si e' fatta molto pesante: e' il CHUBASCO patagonico!!! Arriviamo in cima stremati e solo Dimitri ha il coraggio di fermarsi a scattare una foto. La discesa e' molto impegnativa: scende si sinuosa lungo il versante della montagna e corrode i freni. Arriviamo in fondo alla discesa al 56esimo chilometro, ci fermiamo a cambiarci perche' siamo fradici sotto una pensilina del bus, dove c'era anche un topolino che si riparava dalla pioggia. Ripartiamo su asfalto con un freddo boja! Poi ad un tratto smette di piovere, esce un timido sole e facciamo anche in tempo ad asciugarci prima di arrivare al traguardo. Prima pero' l'ultima salita: un muro di un paio di chilometri prima di scendere a Villa Amengual dove troviamo alloggio al  Hospádaje Michay dove il padrone sta preparando un asado al palo (c'e' aria di festa). Noi ci consoliamo con pollo e patatine fritte prima di crollare.

La tappa infinita: Villa S.Lucia - Puerto Puyuhuapi

Sappiamo che la tappa sara' lunga (Dimitri la ricorda molto bene) e partiamo presto, nonostante il freddo che arriva 5 gradi. Cielo sereno, strada di ripio ondulato, boschi intervallati da pascoli e incorniciati da catene montuose non alte ma ancora innevate. I chilometri volano veloci grazie al fondo abbastanza buono. Al 70esimo km ci fermiamo in un paese che si chiama "La Junta", dove mangiamo un panino al riparo dal vento di un muretto ma appena possibile ripartiamo per non raffreddarci. I 50 chilometri che ci separano da Puerto Puyhuapi sono duri: vento contrario prima, acqua poi, fondo a tratti dissestato. Arrivati in paese, mentre pedaliamo discutendo di dove andare ad alloggiare ci sentiamo salutare in italiano. E' un bergamasco che fa vacanze alternative in Cile visitando missioni salesiane... Al momento fa gruppo con una anziana australiana e una infermiera islandese... trattiamo insieme una cabana per tirare sul prezzo e finiamo a cenare in 6: un francese, tre italiani, una australiana, una islandese: pasta e piselli per tutti, zucca al forno e dessert islandese... il francese simpaticamente lava i piatti...  

Se prima eravamo in due, ora siamo in tre!

Chaiten e' un paese quasi fantasma. La parte sud e' abbandonata e la sabbia dell'inondazione che ha seguito l'erruzione del vulcano nel 2008 arriva ancora a meta' dell'altezza delle case. Iniziamo la Caretera Austral su asfalto per diversi chilometri fino alla carlinga aereo precipitato chissa' quando in localita' Amarillo e poi adibito ad abitazione in seguito abbandonata. Passiamo su ripio e al lago Yelcho troviamo una cabina della Telefonica del Sur e proviamo a telefonare in Italia, ma non funziona! La vegetazione e' lussureggiante, la strada pianeggiante e abbastanza buona. Ogni tanto una casa abbandonata. Ci fermiamo a mangiare un panino su un ponte. E ad un certo punto arriva Herve'! Francese di 47 anni, paracadutista in pensione da 3, dopo 25 anni di servizio nell'esercito, guida alpina di media montagna, e' partito dalla Bolivia a settembre e va ad Usuhaia come noi. E' passato per il Gran Salar di Uyuni, il deserto dell'Ipes in Bolivia e ora passa dalla Caretera. Continuiamo con lui fino a Villa S.Lucia dove non troviamo piu' il Residencial S.Antonio (che ha ospitato tra i tanti Jovanotti, Max Mauro e Dimitri nel 2003) che ha chiuso i battenti. Condividiamo una cabana (ovvero una baita) dividendo le spese e preparndoci una mitica pasta con pomodoro, cipolla e tonno.

Prigionieri del mare

Sotto un'acqua torrenziale copriamo i 4 km che ci separano dal molo alle 6 della mattina. Carichiamo le bici e noi stessi sul Don Baldo e salpiamo alla volta di Chaiten. La traversata dovrebbe durare circa 6 ore ma dopo 3 ore siamo gia'  in vista della costa. Ad un certo momento ci viene comunicato che a causa del "tiempo malo" il Don Baldo deve rifiugiarsi in una baia sicura. Forse fino alla mattina successiva. Passano le ore. Passano i film sugli schermi della nave, l'uno peggio dell'altro. Riposiamo un' po sdraiati su tre sedili per volta (fortunatamente sulla barca non c'era molta gente). Quando ormai ci prepariamo a trascorrere la notte a bordo e dopo che abbiamo gia' cenato a 1,5 euro ciascuno, ci offrono la possibilita' di sbarcare con una manovra di cabotaggio, ovvero trasferiti da una barchetta su una nave piu' piccola del Don Baldo. Ci pensiamo un po' e, siccome lo sbarco del giorno dopo non e' comunque assicurato, accettiamo. Sulla barca piu' piccola la gente se la passa peggio di noi: sono partiti da Puerto Montt 22 ore prima (noi solo 14 da Quellon) e non sono ancora arrivati a causa delle condizioni del mare. Sbarchiamo nell'oscurita' della notte e troviamo alloggio per fortuna al primo hospedaje.

venerdì 19 novembre 2010

Chiloe' grazia i cavalieri

Oggi l'Isla grande de Chiloe' ci ha graziati. Ha piovuto pochissimo, solo in mattinata. Tappa di 100 km tutta ondulata fino a Quellon, 1500 metri di dislivello. Paesaggio meno monotono della parte settentrionale con prati, alberi, qualche lago e molti borghi rurali (dove il governo cileno sta operando un piano di elettrificazione). Ci siamo fermati a vedere alcune delle 160 chiese in legno, tipiche dell'isola. Chiloe' e' una parte del Cile meno sviluppata di altre e sebbene non ci sia una vera e propria poverta' abbiamo fatto diversi incontri sia ieri a Castro che oggi a Chonchi e Quellon che dimostrano una certa sofferenza sociale. Abbiamo anche riflettiamo sul perche' siamo qui. Dimitri lo fa per se stesso,  per quelli che non hanno il coraggio di farlo, per quelli che vorrebbero farlo ma trovano un motivo per non farlo mentre Alberto lo fa perche' e' attratto dalla Patagonia che in fin dei conti e' una terra scabra ed essenziale che ripulisce. Entrambi siamo d'accordo che un viaggio in bici in autonomia e' una esperienza (e un lusso) da augurare a tutti.
Domani mattina se tutto va bene (dipende dal tempo) saliamo sul traghetto Don Baldo per Chaiten porta di ingresso alla Patagonia vera e propria: il nostro obiettivo la Carettera Austral. Chaiten e' un paese che e' stato distrutto da una eruzione vulcanica nel 2008 ed e' ora in fase di ricostruzione e conta 400 anime. Non sappiamo esattamente cosa troveremo e non sappiamo quando riusciremo a ricontattare il mondo esterno. Potrebbe passare anche una settimana. Intanto salutiamo tutti i nostri lettori.

giovedì 18 novembre 2010

Chiloe' under the water

Ieri sera durante un controllo alla bici, scopriamo che uno dei miei attacchi del porta pacchi al telaio si e' spannato a causa delle vibrazioni della tappa Puerto Frias-Peulla. Cosi' questa mattina prima di partire alla volta di Castro, ci ferminamo in ferramenta a prendere e installare due "abrazadoras" (fascette metalliche). Sotto il cielo plumbeo partiamo alle 10... tappa ondulata sulla ruta 5 (la Panamericana), pavimentazione a lastre di cemento frammentato, paesaggio collinare a pratoni e alberi, nebbia (o nuvole basse) in lontananza. La pioggia non tarda molto: prima piove a sprazzi, poi - ad un certo momento - si mette a fare sul serio. Siamo costretti piu' volte a ripararci sotto le fermate degli autobus e ad un certo momento ci dobbiamo infilare tutto il Goretex che ci siamo portati. Procediamo cosi' verso Castro dove arriviamo alle 15.45 dopo diverse ore sotto la pioggia battente e 82 km di pedalata. Ad accoglierci ci sono le famose palaffitte tipiche della citta' (che per altro non danno sul mare ma su una laguna interna separata dal mare da un terrapieno). Alle informazioni turistiche ci consigliano l'Hostal Sotomayor. Le camere sono microscopiche ma i bagni lo sono anche di piu'. Cio' nonostante riusciamo a farci una doccia calda e ad appendere le nostre armature "moje". Visita alla cattedrale in legno dichiarata patrimonio dell'umanita' dall'UNESCO. Recuperiamo anche un Fat-Boy (ovvero una boccia da 3 litri di Coca-Cola, una vecchia conoscenza di Dimitri). Nel chiosco facciamo anche la conoscenza di un vecchio libanese onto e bisonto fatto e strafatto che abbiamo poi reincontrato altre 2 volte... siamo anche passati a prendere informazioni sul traghetto per Chaiten ma ci hanno dato indicazioni diverse da quelle che ci avevano fornito per email un mese fa e quindi non sappiamo quando partiremo. Domani comunque direzione Quellon, la citta' piu' meridionale di Chiloe' da cui dobbiamo - prima o poi - salpare alla volta del continente...  

mercoledì 17 novembre 2010

Chiloe'

Partiamo di buon mattino e senza problemi percorriamo i 45 km di strada ondulata fino a Puerto Varas costeggiando un altro grande lago. Pranzo al parco sotto il sole tiepido e ripartenza per Puerto Montt. A meta' strada - nel paese di Alerce, una immensa distesa di case bianche tutte uguali - assitiamo a questa scena: un ubriaco e' disteso di pancia per terra sulla strada e ha il marciapede come cuscino e con un braccio contende ad un cane il possesso di uno scatolone!!! Arriviamo a Puerto Montt dove nel traffico caotico raggiungiamo il terminal dei bus. Saliamo su quello per Ancud, la cittadina piu' a nord della verde isola di Chiloe'. Seduti sul bus attraversiamo a bordo del traghetto il breve tratto di oceano pacifico che ci separa dall'isola. Troviamo alloggio all'Hospedaje Magdalena da cui scriviamo su un PC senza alcuni tasti e con altri conficcati nella scocca della tastiera!!! Cena di carne (dura) e nanna.

Cruce Andino: antipasto patagonico

Fatta colazione nel nostro ostello, scendiamo a Puerto Panuelo. Il tempo e' ottimo: sole e assenza di nuvole e vento. Carichiamo le bici sul traghetto e partiamo insieme ad una orda di turisti in escursione. Arriviamo a Puerto Blest dopo aver fatto la conoscenza del Signor Eduardo, la guida della Turisur, la compagnia che gestisce il traghetto: la moglie ha dei partenti a Pinerolo e Eduardo ci prende in simpatia. Da Puerto Blest a Puerto Alegre ci sono pochi chilometri nella fresta. Il traghetto da Puerto Alegre a Puerto Frias dura mezzoretta e quando arriviamo Eduardo ci fa passare per primi alla dogana argentina. Lo ringraziamo chiedendogli una foto con lui. Poi partiamo a razzo per la nostra corsa contro il tempo: dobbiamo percorrere 4 km di salita durissima (pendenze superiori al 10% con fondo mosso: procediamo a spinta in mezzo ad uno sciame di tafani assetati del nostro sangue), 8 km di discesa peggiore della salita (fondo prevalentemente mosso e sassoso) e 17 km di pianura (con tratti di ciotoli di fiume che ci costringono ancora a spingere; alla fine quando la strada migliora si fa vivo il vento contrario che ci accompagnera' fino al porto). Quando l'autobus che porta gli altri turisti ci supera, l'autista ci fa segno che siamo a buon punto. Passiamo il punto di controllo cileno a fine discesa riagganciando il pulman dei turisti. Purtroppo la pianura e' molto piu' dura di quello che pensavamo. Cio' nonostante riusciamo ad arrivare a Peulla con 1 ora di anticipo rispetto alla partenza del terzo traghetto. Passiamo la dogana cilena, dove ci obbligano a mangiarci la frutta secca che non puo' passare il confine! Salpiamo e durante la traversata godiamo dello spettacolo dei vulcani Puntiagudo e Osorno. Arriviamo a Petrohue' alle 19 e imbocchiamo uno sterrato molto sabbioso che per fortuna dopo 5 km si trasforma in un fantastico asfalto in discesa. Arriviamo ad Ensenada e troviamo da dormire in un Hospedaje di stile germanico. Cena al tenedor libre e nanna.

lunedì 15 novembre 2010

Prologo: Bariloche - P.to Panuelo - Bariloche - P.to Panuelo

Beffa patagonica n.2. Partiamo di tutto punto verso Porto Panuelo, il porto da cui dobbiamo prendere il traghetto per passare in Cile. Ci siamo stati ieri sera per essere certi che non ci siano problemi. Era chiuso ma le istruzioni erano scritte a caratteri cubitali. Abbiamo anche chiesto in ostello per essere sicuri. Ma in Patagonia non puoi mai essere sicuro di niente. Infatti facciamo i 27 km per arrivare al porto e ci dicono che dobbiamo tornare a Bariloche a fare il biglietto e che comunque va prenotato il giorno prima. Non ci siamo fatti prendere dallo sconforto e abbiamo cercato persino una barca privata per attraversare il lago. L'avremmo anche trovata ma ci chiedevano 600 dollari... Con la coda tra le gambe siamo tornati a Bariloche a fare il biglietto (e mangiato empanadas di consolazione) ma abbiamo deciso di non tornare al Periko's l'ostello dove avevamo alloggiato. E' infestato di turisti mordi e fuggi molto appiccicosi preoccupati di avere nel loro carnet turistico tutto quello che e' bene avere. Abbiamo trovato a Puerto Panuelo un ostello di legno costruito in mezzo al prato e abbiamo usato il pomeriggio per riassestare il carico e riposare (alla fine della giornata, anda e rianda abbiamo fatto 75 km). Domani abbiamo da passare il primo lago, poi un secondo e tra il secondo e il terzo abbiamo un tratto di 30 km di sterrato con tanto di passo andino durissimo che dobbiamo percorrere prima che lo faccia l'autobus che porta gli altri turisti (che fortunatamente si fermeranno a mangiare). Se non riusciamo dovremmo fermarci altre 24 ore prima di attraversare il terzo lago. E oggi al molo ci hanno detto che non hanno mai sentito di nessuno che sia mai riuscito a farlo (ma non conoscono Dimitri - che lo ha fatto nel 2003). Domani - insomma - "disu-day"...

Dinosaurios

Al risveglio telefoniamo in ostello: le bici cono arrivate!!!! Salutiamo Attilio - che ha le lacrime agli occhi - e ci auguriamo di rivederlo in Italia. La direzione oggi e' Plaza Huincul - un microscopico paesino della steppa patagonica - dove il museo contiene ricostruzioni in scala naturale di Giganotosaurus carolinii e di Argentinosaurus huinculensis - i piu' grandi carnivori e i piu' grandi erbivori mai esistiti. La Patagonia non finisce mai di stupire... Dimitri e' deliziato dallo spettacolo... E io ne sono impressionato. Gli scheletri hanno dimensioni davvero incredibili e ci vuole un capannone per contenere quello dell'Argentinosaurus. Il tempo stringe e ripartiamo - abbiamo 500 km da fare sulla Ruta 40 per tornare a Bariloche... La Ruta 40 - che ho percorso in bici nel 2008 a sud di Bariloche - a nord e' altrettanto maestosa.. passiamo in infinite mesete di brughiera e silenzio dove oggi il vento e' misteriosamente assente. Alla nostra destra in lontananza si erge maestoso il cono del vulcano Lanin di 3779 metri. Arriviamo a Bariloche nel tardo pomeriggio e abbiamo anche il tempo di passare dal mirador del Llao Llao per alcune foto e da Puerto Panuelo per prendere informazioni sui traghetti che domani ci dovrebbero portare in Cile. Restituiamo la macchina (dopo un paio di tratti in contromano ed un sacco di gente che suonava il clacson: quello dell'agenzia ci vede e ci dice "Vos esperavo de l'otro lado!") e ci affrettiamo in ostello a montare le bici. Nel giro di un'ora tutto e' pronto e riusciamo pure a rimangiare l'asado preparato da Jorge, uno dei ragazzi dell'ostello. Alla fine puzziamo come le capre ma tutto e' pronto. Doccia e nanna. Da domani non si scherza piu': sara' Patagonia vera.  

El Chocon "La perla della Patagonia"

Come previsto sabato mattina - giornata di meteo fantastico - abbiamo preso la macchina (una FIAT Siena! e chi l'ha mai sentita) e siamo partiti per Neuquen. Siamo passati dal Valle Incantado dove ero passato in bici nel 2008 e dove ho riconosciuto il posticino in riva al Rio Limay dove avevo campeggiato e dove ero stato in dubbio se farmi una flebo di cortisone per il gonfiore all'ugola dovuto alla polvere che avevo respirato). Dopo diverse centianaia di chilometri siamo arrivati al El Chocon, un paesino in riva ai laghi del bacino del fiume Rio Negro (un sistema di giganteschi laghi artificiali ideati da un ingegnere italiano - Cesare Cipolletti - a cui hanno anche intitolato una cittadina). El Chocon era uno degli obiettivi di Dimitri perche' c'è un museo di dinosauri con ricostruzione di uno scheletro di Giganotosaurus carolinii, il piu' grande carnivoro che sia mai esistito. El Chocon e' anche una localita' lacustre "upper class" con villette in posizione panoramica con giardinetto all'inglese che fa uno strano effetto sullo sfondo dei valloni di steppa patagonica parzialmente allagata dalle dighe. Dopo un servizio fotografico alla localita' - Dimitri se n'e' innamorato - siamo andati diritti a Vista Alegre, un sobborgo di Neuquen dove vive Attilio Lavarini. Nel 1922 Angelo - il padre - partito da Vaggimal (Lessinia) - era approdato qui all'eta' di 20 anni circa e conosciuta una bella ragazza con sangue Mapuche (indios patoagonici) aveva messo su famiglia con 5 figli. Le cose hanno avuto una evoluzione tragica perche' Angelo mori' improvvisamente; la madre non riuscendo a mantenere 5 figli ne aveva dovuti dare 4 - Attilio compreso - in affido ad altre famiglie italiane. I bambini persero i contatti con l'Italia e solo quanche anno fa - grazie ad internet - da Vaggimal parti' una telefonata con cui il legame si ricostitui' e i familiari seppero del tragico destino di Angelo e della famiglia. Oggi Attilio e' un arzillo 75 enne, un po' triste per la perdita della moglie, che si dedica alla pesca e continua a fare l'idraulico ma solo per gli amici. La sua ospitalita' e' cosi' generosa che mi rendo conto di godere - come italiano - di un affetto che viene da quello che altri hanno seminato. La sera scorre veloce tra le "milanese" che Attilio ci prepara, i suoi ricordi e le nostre domande.

venerdì 12 novembre 2010

Cavalieri senza destriero

La Patagonia - ancora una volta - ci ha accolti con una beffa. Il viaggio e' andato alla perfezione (tra Venezia e Roma abbiamo viaggiato con Gianni Alemanno). Orari rispettati, puntualita' massima, all'arrivo una giornata fantastica con temperatura primaverile, sole e completa assenza di vento. Incredibile. Pero' le bici si sono fermate a Roma. Ebbene si. Per percorrere i 14 chilometri che separano l'aeroporto dal centro citta' abbiamo dovuto prendere il taxi! Dimitri era incredulo: in tutti i viaggi che ha fatto non gli era mai capitato. Benvenuto in Patagonia con me... la sfiga patagonica mi perseguita dal 2008. Comunque devo dire che tornare in Patagonia, vedere questi paesaggi - per ora anche solo dall'aereo - e' una emozione profonda. Le sensazioni del 2008 sono ancora cosi' vive che mi pare di essere stato qui ieri. In ogni caso ci siamo acclimatati e rifocillati con 500 grammi di pasta con 340 grammi di sugo alla bolognese, 170 grammi di tonno, contorno di patatine e cioccolatini, innaffiando il tutto con 2,25 litri di coca cola. Dimitri e' un vero sommellier della coca cola. Dal sapore puo' ipotizzare persino il sito di imbottigliamento. In attesa delle bici - che dovrebbero arrivare domani - questa sera ci spariamo l'asado in ostello. Domani mentre le areoline fanno il loro dovere in ritardo noi partiamo per Neuquen, 7 ore di macchina verso nord, per andare a trovare Attilio, un veronese che vive in Patagonia da mezzo secolo... Un incontro che mancava.

mercoledì 10 novembre 2010

LINK

PATAGONIA 2008: http://thebeckoningsilence.blogspot.com/
IL MIO COMPAGNO DI VIAGGIO (Dimitri): http://www.disumano.com/
CLAUDE MARTHALER (un maestro di viaggio): http://www.yaksite.org/
LO ZEN E L'ARTE DI ANDARE IN BICICLETTA: http://www.youtube.com/watch?v=eZo4XyBLdEA

giovedì 4 novembre 2010

Le promesse vanno sempre mantenute

Tra una settimana sarò in volo per Buenos Aires. Due anni fa in questi giorni dovevo rinunciare alle lunghe distanze in bici a causa dei guai meccanici. Non pensavo certo che la Patagonia sarebbe riuscita ad esercitare la sua (nota) forza di attrazione ancora una volta. Non pensavo certo che sarei tornato con un compagno di viaggio. E non pensavo che la rotta sarebbe stata quella della CARETERA AUSTRAL. E invece...

Da "Il canto delle ruote"

"Se la strada ha più occasioni di una vita sedentaria di offrire l'imprevisto, più spesso il quotidiano è condizionato sorattutto dai bisogni vitali: bere, mangiare, dormire. E' questo rituale, che dipende sempre dall'ambiente, dal clima, a seconda che faccia freddo o caldo, che ci si trovi in un deserto o in una città ecc, che mi incanta. Questa vita ascetica, spesso ricca di incontri e di scoperte, corrisponde ai valori che mi sembrano essenziali".
C.Marthaler