domenica 5 dicembre 2010
Ne rimarranno solamente due
Ci svegliamo all'alba per percorrere i 7 km che ci separano dal porto sul lago O'Higgins: di ciclisti ci siano noi due, Herve' il francese, ancora Andi il parassita tedesco, due olandesi "malmostosi". un barbuto e anziano tedesco, un'altra coppia di tedeschi, un samurai giapponese partito due anni fa dall'Alaska con minibici e un branco di brasiliani tipo "mister io sono pieno di soldi, ho il naso rifatto da Pintagui e viaggio leggero e se non ce la faccio vieni a prendermi!". Ci sono anche Paolo e Mose', i due torinesi a piedi con lo zaino. La navigazione del lago non e' un granche' anche se costa 65 euro a persona. La nave e' ecosostenibile: se devi produrre smog, te lo respiri: infatti i gas di scarico vanno tutti in cabina. Arrivati a Candelario Mancilla, sbrighiamo le formalita' di dogana cilena, spuntino e via alle ore 13.00: partiamo per ultimi, la salita e' estrema (sassi grossi e frantumati misti a sabbia). Ad un certo momento Dimitri si ferma per un problema di "merda" ed e' costretto ad attendere i torinesi che gli vengono in soccorso donandogli alcuni pezzi di "papel higenico" e cosi' rimane ultimo. Intanto Alberto, sparato come un proiettile, in una sorta di furore patagonico si porta in testa al gruppo. Dimitri, alleggerito del carico, recupera posizione su posizione e a ritmi "disumani" aggancia il gruppo di testa. Arriviamo in sei al confine su un dosso dove ci sono solo i cartelli di benvenuto in Argentina da una parte e in Cile dall'altra. Foto di rito e da qui in poi viene il bello: i 2 chilometri della "morte nera" sono in realta' 7!!! Sterpi spinosi strappa borse e pelle che ci obbligano a passaggi stile "cinghiale", radici, fango fino a meta' polpaccio, molti guadi di torrenti con acqua fino al ginocchio da superare con bici (e carico) in spalla, ponti fatti di tronchi malmessi (la Valsorda in confronto e' una gita domenicale), trincee scavate dall'acqua e profonde anche un metro in cui passa la bici ma non le borse (dobbiamo camminare noi dentro la trincea e far scorrere la bici a lato sopra la nosta testa). Il tutto per 7 interminabili chilometri di su e giu'. Naturalmente in quei frangenti le nostre escalmazioni non erano da rosario. Arriviamo alla dogana argentina in riva alla Laguna del Desierto con un'ora e un quarto di anticipo sull'ultimo "barco" delle 18.30. Siamo in tempo per goderci lo spettacolo meraviglioso del Fitz Roy e del Torre visti da dietro in una giornata che e' stata meravigliosa. Quando il barco salpa, in ritardo alle 19.00, Herve' raggiunge la sponda, non fa in tempo a salire e ci saluta dal molo. Degli altri nessuna traccia. Sbarchiamo alle 19.45 e ci mancano ancora 37 km di ripio tritapalle a El Chalten. Per fortuna le giornate patagoniche sono lunghe e c'e' luce fino alle 22.00. Arriviamo che ormai e' buio. El Chalten e' irriconoscibile: sfigurata dal turismo di massa: non si trova da dormire e riusciamo a recuperare un letto solo alle 23. Giusto in tempo per andare alla "Casita", locale dimesso dove la TV trasmette immagini di signore discinte riprese dal lato B, per mangiare un "bife di chorizo" che ci costa la bellezza di 20 euro! I vampiri sono arrivati anche in Argentina e si cibano del sangue dei turisti.
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